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Cari Trump e Kim Jong-Un, la guerra non è un videogame

Il presidente americano e il dittatore coreano si sfidano a colpi di tweet su chi ha il "pulsante nucleare" più grande, ma dovrebbero invece comprendere i terribili rischi della minaccia atomica e le atrocità della guerra.

Cari Trump e Kim Jong-Un, la guerra non è un videogame 8 Gennaio 2018Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Il 2018 sembra essere iniziato con nuovi attriti, a livello internazionale, tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader nord-coreano Kim Jong-Un. Quest’ultimo, infatti, nel suo messaggio di inizio anno, aveva avvertito che sulla sua scrivania c’è un “pulsante nucleare” e che “l’intera area degli Stati Uniti continentali è sotto il raggio d’azione nucleare”. Il presidente statunitense, quasi in una gara a “chi ce l’ha più grosso” che rasenterebbe il ridicolo, se non si parlasse di leader mondiali e pulsanti nucleari, ha replicato su Twitter: “Il leader nord-coreano Kim Jong-Un ha appena dichiarato che “il pulsante nucleare è sempre sulla sua scrivania. Qualcuno di questo regime esaurito e alla fame lo informi per favore che anch’io ho il pulsante nucleare ma è molto più grande e più potente del suo, e il mio funziona”. Si spera che i due si limitino a questi piccoli screzi quasi puerili, ai quali, in realtà, non sono nuovi, e non abbiano realmente intenzioni bellicose l’uno verso l’altro, tuttavia non è per nulla rassicurante che il leader della più grande potenza mondiale e quello di un regime dittatoriale che dispone anche di ordigni nucleari sembrino ignorare la pericolosità di certi loro stessi gesti e parole, e amino quasi sfidarsi reciprocamente, dimenticando invece quanti disastri potrebbero arrecare qualora magari si passi dalle parole ai fatti e si ricorra allo strumento militare.

Proprio in questi giorni, inoltre, è uscito in America “Fire and Fury: Inside the Trump White House”, il libro “bomba” di Michael Wolff con moltissime rivelazioni sul presidente americano: secondo l’autore, anche i collaboratori più fedeli di Trump lo considerano “incapace di svolgere il suo lavoro”, alcuni addirittura lo giudicano un idiota” o ritengono che abbia “perso la testa”. Il presidente americano, chiaramente, ha detto che il libro è “pieno di bugie” e i suoi legali hanno cercato di bloccarne la pubblicazione, mentre, su twitter, ha detto di essere non solo intelligente, ma “un genio. E un genio molto stabile!” Per essere arrivato alla Casa Bianca, Trump non deve essere proprio uno stupido, anche se, probabilmente, neanche un genio, e, soprattutto, lascia spesso molto perplessi, e a volte un pò timorosi per le sorti globali, l’imprudenza delle sue dichiarazioni e dei suoi “tweet”, che a volte sembrano celare una grossa incapacità politica, dato che la politica dovrebbe essere proprio l’arte della mediazione, del dialogo e del compromesso, tutte doti che evidentemente gli mancano, dato che egli sembra tendere invece alla provocazione e al “colpo ad effetto”.

Sarebbe invece il caso che egli comprenda fino in fondo le responsabilità che implica il suo ruolo di leader della più grande potenza mondiale, e, soprattutto, che Trump e Kim Jong-Un capissero che la guerra non è un videogioco, a cui loro, invece, sembra quasi vogliano giocare, ma che comporta morti, feriti e distruzioni per interi popoli, basti guardare a cosa sta accadendo in Siria, dove essa ha causato circa mezzo milione di vittime, o in Libia, o nello Yemen. Un discorso a parte meriterebbero l’Afghanistan e l‘Iraq, paesi dilaniati da conflitti non ancora del tutto sopiti e dichiarati proprio dall’Occidente, Stati Uniti in testa, con la motivazione di voler sconfiggere il terrorismo, che invece non è stato affatto debellato.

Non poche volte, infatti, le potenze occidentali si sono trovate ad intervenire in conflitti locali unicamente per perseguire i loro interessi, e finendo spesso per esacerbare le situazioni e causare ulteriori vittime. Il fatto che adesso alla guida della prima potenza mondiale e di un’altra nazione dotata dell’arma atomica vi siano due leader che prendono così alla leggera la terribile potenza distruttrice delle armi nucleari appare sinceramente preoccupante, anche se si spera che essi non intendano realmente passare dalle parole ai fatti, e che magari, invece, imparino ad apprezzare di più il valore e la bellezza della pace, dell’armonia tra le nazioni che però implica anche una rinuncia al predominio sulle altre e alla politica di potenza che essi, invece, sembrano voler praticare.

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

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