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Greta non salverà il mondo, ma ci ricorda che dobbiamo prenderci cura dell’ambiente

La giovanissima attivista svedese ha incontrato persino il Papa e fa scendere in piazza migliaia di studenti per l'ambiente: al di là del fenomeno mediatico, è positivo che quest'adolescente ricordi a tutti, singoli individui e leader mondiali, che bisogna adoperarsi al più presto per salvare il pianeta.

Greta non salverà il mondo, ma ci ricorda che dobbiamo prenderci cura dell’ambiente 26 Aprile 2019Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

A soli sedici anni, è già diventata il simbolo di un movimento globale, che fa scendere in piazza migliaia di giovani ogni venerdì, per i cosiddetti “fridays for future, e, la settimana scorsa, è stata ricevuta al Parlamento Europeo di Strasburgo, al Senato italiano dalla presidente Casellati e ha incontrato persino il Papa: si tratta di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che ha iniziato la sua protesta il 20 agosto 2018, quando, dopo un’estate particolarmente calda persino in Svezia, ha deciso di non presentarsi più a scuola fino al 9 settembre, giorno delle elezioni politiche, per chiedere al suo governo di adoperarsi maggiormente contro il cambiamento climatico, e stazionava quindi davanti al Parlamento svedese con un cartello con la scritta “Skolstrejk för klimatet” (“Sciopero scolastico per il clima”). Dopo le elezioni, la ragazza ha ripreso ad andare a scuola, ma, il venerdì, si assentava per continuare la sua protesta davanti alla sede del Parlamento. La sua storia è stata dapprima ripresa da alcuni media locali, e poi, un pò alla volta, è finita sui giornali di tutto il mondo, ispirando anche molti altri ragazzi che, in vari paesi, hanno iniziato ad organizzare manifestazioni sul clima (già se ne sarebbero tenute circa 300) a cui hanno partecipato decine di migliaia di studenti.

A dicembre 2018, Greta ha invece partecipato alla COP24, la conferenza internazionale sul clima organizzata dall’Onu in Polonia, mentre, sempre a fine anno, ha parlato davanti all’assemblea dell’Onu, e, a inizio 2019, ha partecipato agli incontri del World Economic Forum di Davos (Svizzera). Ai suoi coetanei che, venerdi 19, hanno partecipato al “Friday for future” che si è”, tenuto a Roma, la giovane ha fatto presente che, nonostante le molte manifestazioni per il clima che si sono susseguite negli ultimi mesi, “le emissioni continuano a crescere e non vi è un cambiamento politico da nessuna parte”per cui, ha aggiunto, “dobbiamo prepararci, dobbiamo continuare per molto tempo“. Mercoledì, invece, Greta si era recata in piazza San Pietro con in mano un cartello con lo slogan “Join the climate strike”, per salutare il Papa al termine dell’udienza generale, e ha poi scritto su Instagram: “Oggi ho incontrato Papa Francesco. L’ho ringraziato per parlare così chiaramente dell’emergenza sul cambiamento climatico. Mi ha detto di andare avanti”La giovane, però,essendo diventata un pò un fenomeno mediatico, si è attirata anche diverse critiche, ed è stata oggetto di teorie, a volte al limite del complottismo, su chi vi sarebbe “dietro” di lei.

Il “Messaggero”, ad esempio, ha fatto notare come Greta abbia iniziato i suoi scioperi “a distanza di soli quattro giorni” dalla pubblicazione del libro “ultraecologista” di sua mamma, la cantante Malena Ernman, mentre un’altra obiezione è stata mossa da un giornalista svedese che ricordava come il primo a notare l’adolescente fuori dal Parlamento svedese sia stato il noto ambientalista Ingmar Rentzhog, fondatore della start-up “We don’t have time”, con il quale poi lei ha effettivamente collaborato, per poi decidere di troncare ogni rapporto. Alcune delle critiche riguardavano persino il suo aspetto fisico, il fatto che sorride poco, o si spingevano ad etichettarla negativamente per la sua malattia, la sindrome di Asperger. 

Se, da una parte, è lecito anche criticarla, o domandarsi, magari, se effettivamente possa essere, in parte, “sfruttata” da qualcuno meno disinteressato di lei, va tenuto però presente che gli attacchi maggiori li ha ricevuti proprio da chi, nonostante le evidenze, ancora si ostina a negare, o comunque a minimizzare, la portata dei cambiamenti climatici e le pesanti responsabilità dell’uomo nel causarlo. Probabilmente non sarà una ragazzina di soli sedici anni a “salvare il mondo”, né a far giungere i singoli individui, i governi e le grandi industrie ad una consapevolezza tale del problema da modificare radicalmente i loro stili di vita o intraprendere iniziative legislative o altre misure volte alla tutela dell’ambiente, tuttavia già l’aver riacceso i riflettori su una questione che, come avevo già scritto un anno fa, non è di facile soluzione ma va affrontata in maniera decisa, appare assai encomiabile.

E’ positivo anche che Greta sia riuscita a rendere un pò più consapevoli del problema i suoi coetanei o i giovani poco più grandi di lei, anche se, pure in questo caso, molti, soprattutto fra le generazioni più “mature” (che però sono anche quelle che, se non altro per il loro stile di vita, hanno le maggiori responsabilità sul cambiamento climatico), hanno criticato duramente gli studenti che scendono in piazza per i “fridays for future”, sostenendo che, in sostanza, lo facciano solo per non andare a scuola e non siano seriamente interessati a tale questione. Probabilmente, il fatto di poter cosi assentarsi dalle lezioni costituisce, per molti di loro, un’ulteriore incentivo a partecipare a tali manifestazioni, che, purtroppo, ancora non bastano a spingere i principali leader ad intraprendere misure volte a contenere l’inquinamento ed arginare, così, il cambiamento climatico, tuttavia, forse, una parte consistente di loro crede davvero nell’importanza di questi scioperi, ed è assai positivo che proprio fra le nuove generazioni, spesso accusate di essere “menefreghiste” e di disinteressarsi non solo alla politica, ma a tutto quello che accade nel mondo attorno a loro, si stia invece prendendo coscienza dell’importanza delle tematiche ambientali.

Certamente, la tutela dell’ambiente dipende, in parte, anche dallo stile di vita di ognuno di noi, e, anche in questo, la giovane svedese è coerente, anzi, anche abbastanza radicale: ha infatti adottato, e fatto adottare pure ai suoi genitori, una dieta vegana (anche se alcuni studi hanno messo in dubbio l’effettiva sostenibilità ambientale di tale regime alimentare), ha fatto acquistare alla famiglia un’auto elettrica e non utilizza, né fa utilizzare loro, mezzi di trasporto inquinanti come gli aerei. Uno dei limiti della protesta da lei messa in atto è però il fatto che lei si scaglia contro un mondo “ricco” che inquinerebbe a scapito di un mondo “povero”, il che è in parte smentito dai dati, che mostrano come, sebbene finora i paesi ricchi abbiano effettivamente inquinato di più, negli ultimi anni essi starebbero riducendo le loro emissioni, mentre ad inquinare maggiormente, ora, sarebbero i paesi in via di sviluppo, le economie emergenti come Cina, India ed Indonesia, la cui popolazione arriva a contare quasi tre miliardi di persone, a cui non si può negare il diritto a raggiungere un maggior benessere, ma andrebbero semmai aiutati, per quanto possibile, a conquistarlo in maniera sostenibile per l’ambiente.

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

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