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Orlando e De Magistris contro Salvini: saranno i sindaci a fare la vera opposizione?

I sindaci di Palermo e Napoli, assieme a quelli di altre città e ad alcuni presidenti di Regione, hanno annunciato di voler sospendere gli effetti del "decreto sicurezza" e vorrebbero ricorrere alla Consulta: in presenza di un'opposizione parlamentare debole, è positivo che vi sia questa fronda di amministratori locali che vuole dare battaglia su un provvedimento tanto controverso.

Orlando e De Magistris contro Salvini: saranno i sindaci a fare la vera opposizione? 10 Gennaio 2019Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Si è molto parlato, negli ultimi giorni, del “decreto sicurezza” recentemente approvato dal governo e, in generale, delle politiche in materia di immigrazione adottate dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, per le quali solo dopo 19 giorni sono state fatte sbarcare le 49 persone recuperate nel Mediterraneo dalle navi Sea Watch e Sea Eye. Contro il leader leghista, infatti, si sono schierati anche i sindaci di diverse città, a cominciare da quelli di Palermo Leoluca Orlando e di Napoli Luigi De Magistris, che hanno annunciato di voler sospendere gli effetti del “decreto Salvini” nei comuni da loro amministrati, in particolare riguardo all’impossibilità di iscriversi all’anagrafe per i richiedenti asilo, cosi come quello di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, mentre quello di Firenze Dario Nardella ha detto che “in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti”. Il presidente dell’Anci Antonio Decaro, che ha raccolto i malumori di sindaci ed amministratori locali di centrosinistra ma anche di centrodestra riguardo al provvedimento, ha chiesto un tavolo di discussione al ministero dell’Interno.

Ai sindaci si sono poi aggiunti i presidenti di regione, a cominciare da quello del Piemonte Sergio Chiamparino, che aveva detto che si sta valutando un ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto, e sulla stessa linea si sta muovendo il governatore della Toscana Enrico Rossi, quello del Lazio Nicola Zingaretti, della Calabria Mario Oliverio, della Sardegna Francesco Pigliaru e la presidente della Regione Umbria Catuscia Marini. Le Regioni, infatti, possono rivolgersi direttamente alla Corte Costituzionale, a differenza dei comuni, ma anche il sindaco di Palermo vorrebbe arrivare a tale sede, e avrebbe perciò dichiarato: “Cerco disperatamente un giudice che impugni i miei provvedimenti per “sollevare in quella sede l’anticostituzionalità del decreto alla Corte Costituzionale”. De Magistris e Orlando avevano sfidato il governo anche sulla vicenda dei migranti a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye: “Mi auguro solamente che questa barca si avvicini al porto di Napoli perché, contrariamente a quello che dice il governo, noi metteremo in campo un’azione di salvataggio e la faremo entrare in porto. Sarò il primo a guidare le azioni di salvataggio”, aveva infatti dichiarato il sindaco partenopeo, mentre quello di Palermo ha ricordato che “sulla nave c’è la bandiera del comune di Palermo, in segno di piena solidarietà”, e il porto di Palermo è assolutamente aperto per loro”. 

Mentre, in Parlamento, l’opposizione all’attuale esecutivo sembra un pò arrancare, si sta invece costituendo, a quanto pare, un vasto fronte di amministratori locali nettamente schierati contro il governo, perlomeno riguardo questo decreto, che è uno dei suoi punti cardine, e che, però, potrebbe produrre effetti concreti proprio nei comuni e nelle Regioni. Sindaci e presidenti di Regione stanno mettendo quindi in atto una forma di disobbedienza civile, dichiarando di non voler far applicare una legge nazionale, proprio loro che sarebbero tenuti a farlo, perché, ha spiegato Orlando, il decreto Salvini “è disumano e criminogeno” e “puzza di razziale“, mentre De Magistris ha affermato: “Noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione repubblicana. E’ obbedienza alla Carta e non disobbedienza civile“. Salvini ha reagito dapprima minacciando: “I sindaci ne risponderanno personalmente, penalmente e civilmente”, poi, in una delle sue consuete dirette Facebook, ha un pò corretto il tiro dicendo: “Orlando, vuoi disobbedire? Disobbedisci, non ti mando l’esercito”.

Si è comunque aperto un dibattito proprio sulla liceità di una tale forma di disobbedienza civile che preveda, appunto, il non rispettare, o, meglio, il non applicare, le leggi. In linea di principio, infatti, queste andrebbero rispettate il più possibile, tuttavia non necessariamente quanto prescritto dalla legge è di per se giusto, dato che, nella storia, vi sono molteplici esempi di norme a dir poco ingiuste in virtù delle quali si sono perpetrati crimini orribili, e chi vi si è opposto ha invece tentato di fermare tali crimini, anche a costo della vita. Uno dei più efferati gerarchi nazisti, Adolf Eichmann, del resto, al processo che, tra il 1961-62, lo vide condannato a morte, si difese affermando semplicemente: stavo solo eseguendo degli ordini”

Chiaramente, il decreto Salvini non è paragonabile agli orrori del nazismo, tuttavia, come ho già scritto, anch’esso sembra intaccare il rispetto dei diritti umani, ad esempio con l’abolizione dei permessi di soggiorno umanitari, il raddoppio dei tempi di permanenza nei centri per il rimpatrio e, appunto, l’impossibilità di iscriversi all’anagrafe per i richiedenti asilo, per cui è senz’altro da salutare positivamente il fatto che vi sia questa “fronda” di amministratori locali ben decisa ad opporvisi. Oltretutto, tale decreto, rendendo, in sostanza, clandestini molti migranti già regolarmente presenti sul nostro territorio, rischia, paradossalmente, di aumentare la marginalità e, quindi, anche l’insicurezza nelle nostre città, ma forse il leader leghista punta, in parte, proprio a ciò per fomentare, ancor di più, la paura dello straniero e dell'”invasione”, su cui basa molto del suo consenso elettorale.

Probabilmente, i sindaci sono scesi in campo contro questa legge anche sperando di ottenere il tornaconto di una maggiore visibilità in vista delle imminenti elezioni europee, e, fra l’altro, non possono fare nulla per i migranti a bordo delle navi delle Ong che non vengono fatti sbarcare, visto che la competenza sui porti e sugli sbarchi è del ministero delle Infrastrutture e di quello dell’Interno, tuttavia è comunque positivo che, in presenza di un’opposizione parlamentare piuttosto debole, si stiano costituendo queste sacche di resistenza “dal basso”, se vogliamo (visto che i sindaci sono più a diretto contatto con la gente) al modo assai propagandistico e, a conti fatti, controproducente in cui un governo che si vanta di avere un vasto consenso popolare gestisce una materia tanto delicata come l’immigrazione. Sarebbe, anzi, opportuno che i partiti di centrosinistra facciano propria questa battaglia dei sindaci, sostenendo anche il ricorso alla Consulta, e, soprattutto, cercando di smontare la propaganda leghista, spiegando quindi all’opinione pubblica che non bisogna temere così tanto l’immigrazione, che, se ben gestita, non è un elemento particolarmente negativo, ma, semmai, bisogna fare attenzione a quanti, come Salvini, ci vogliono speculare politicamente e, pertanto, ne vogliono amplificare gli aspetti negativi, come con questo decreto.

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

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