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“Ius soli”, la mancata approvazione denota l’irresponsabilità della classe politica

La legge è stata calendarizzata a fine legislatura al Senato, dove però è mancato il numero legale per le assenze in diversi partiti, anche in quelli teoricamente favorevoli, ma che poi, di fatto, se ne sono lavati le mani.

“Ius soli”, la mancata approvazione denota l’irresponsabilità della classe politica 27 Dicembre 2017Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Non sarà probabilmente più varata in questa legislatura la legge sullo “Ius soli”, che era stata approvata nel 2015 alla Camera e da allora era rimasta ferma al Senato, dove era stata poi inserita nel calendario d’aula dopo la legge di bilancio, ossia il 23 dicembre, nell’ultima seduta prima della pausa natalizia, dove però mancava il numero legale per la votazione. Erano infatti assenti tutti i senatori del Movimento 5 Stelle (anzi, alcuni erano presenti, ma hanno deciso di non rispondere), tutti quelli di Gal, Ala, Alternativa popolare e Lega, quasi tutti quelli di Forza Italia, 29 senatori del Pd (su 89) e 3 (su 16) di Mdp. La discussione su tale provvedimento è stata rimandata al 9 gennaio, ma il 28 o il 29 dicembre le Camere verranno sciolte per andare alle urne a marzo, quindi esso non potrà essere approvato in questa legislatura.

I Radicali e la minoranza Pd hanno chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di posticipare lo scioglimento delle Camere per consentire al Senato di discutere della legge, che comunque non prevede lo “ius soli” automatico, cioè l’ottenimento automatico della cittadinanza per chi nasce nel territorio di un determinato stato, ma soggetto ad alcune condizioni. Innanzitutto, un bambino nato in Italia sarebbe diventato automaticamente italiano solo se almeno uno dei due genitori si fosse trovato legalmente in Italia da almeno cinque anni, e, se il genitore non fosse provenuto dall’Unione Europea, avrebbe dovuto soddisfare anche altri tre parametri. Con lo “ius culturae”, invece, avrebbero potuto chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o giunti qui entro i 12 anni che avessero frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico, mentre i ragazzi arrivati qui fra i 12 e i 18 anni avrebbero potuto ottenere la cittadinanza dopo aver vissuto in Italia per almeno sei anni e superato un ciclo scolastico.

Secondo alcune stime, sarebbero più di ottocentomila i minori che potrebbero beneficiare di tale norma, che consentirebbe di ottenere la cittadinanza a quasi 60 mila ragazzi all’anno, sommando i figli di immigrati nati in Italia e quelli nati all’estero che completano un quinquennio scolastico. Anche molti esponenti dei partiti che, come il Pd, si erano detti favorevoli a tale provvedimento, invece, hanno preferito, alla fine, “boicottarlo“, forse per timore che esso avrebbe potuto portare a un calo di consensi, ma non c’è niente di peggio di una classe politica che ragiona unicamente in questi termini e preferisce non assumersi la responsabilità di compiere delle scelte anche impopolari. Una classe politica che generalmente presta molta attenzione ai richiami della Chiesa, ma, in questo caso, dovrebbe forse riflettere sulle parole di papa Francesco, che proprio nell’omelia di Natale ha affermato: “Maria e Giuseppe, per i quali non c’era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza”.

Purtroppo, sui temi relativi all’immigrazione, prevalgono molto spesso i ragionamenti “di pancia“, ai quali i partiti di centrodestra, e in parte anche il Movimento 5 Stelle, spesso e volentieri si prestano, mentre il cosiddetto centrosinistra, vigliaccamente, per paura, probabilmente, di perdere voti, fa poco o nulla per contrastare tali argomentazioni, e, in questo caso, ha preferito lavarsene le mani, scegliendo in pratica di non schierarsi né a favore né contro tale legge, che prima è stata inserita proprio all’ultimo nel calendario del Senato, poi, grazie alle varie assenze, non è stato più possibile discuterla. Oltretutto, proprio con tale provvedimento, invece, si sarebbe evitato che molti giovani si sentano considerati quasi degli italiani di serie B, e che possano venir magari coinvolti in fenomeni di devianza sociale o, peggio, attratti dal terrorismo e dall’estremismo islamico, che sono proprio le paure che più agitano quanti sono soliti evidenziare i possibili pericoli connessi all’immigrazione

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

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