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Caso Aquarius, non si cambiano le regole europee sulla pelle dei migranti

Il governo italiano si è scontrato con l'Europa dopo aver negato il permesso di attraccare ad una nave con 629 immigrati: giusto cercare una maggiore collaborazione in campo europeo sulla questione, ma senza mettere a repentaglio la vita delle persone.

Caso Aquarius, non si cambiano le regole europee sulla pelle dei migranti 14 Giugno 2018Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Sono stati giorni di tensione fra il nuovo governo italiano e l’Europa, dato che il primo ha voluto subito mostrare i muscoli e imporre la sua linea in materia di immigrazione, anche a costo di mettere quasi a rischio la vita di centinaia di persone. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini e quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli (da cui dipende la Guardia Costiera) hanno infatti deciso, domenica scorsa, la chiusura dei porti italiani all’arrivo della nave Acquarius, gestita dalla Ong Sos Mediterranee assieme a Medici Senza Frontiere, con a bordo 629 migranti, di cui 123 minorenni e 11 bambini, salvati in acque internazionali vicino alla costa della Libia, ma in una zona in cui operano mezzi di soccorso italiani. Salvini, domenica, aveva scritto una lettera urgente alle autorità di Malta per spiegare che l’isola era il “porto più sicuro” e pertanto sarebbe dovuta essere questa a far attraccare la nave. Nel primo pomeriggio di martedì, dopo quasi 48 ore che l’imbarcazione era ferma, la situazione sembrava essersi sbloccata, con l’annuncio del premier socialista spagnolo: l’Acquarius venga da noi, potrà attraccare a Valencia“.

Dal team di Medici Senza Frontiere avevano intanto fatto sapere: “Sulla nave crescono ansia e disperazione a bordo. Abbiamo informato tutti sulla situazione attuale. Un uomo ha minacciato di buttarsi in mare, dicendo di aver paura di essere riportato in Libia”. Valencia era però distante circa 700 miglia da dove si trovava la nave, e le condizioni meteorologiche, nel frattempo, erano decisamente peggiorate, per cui questa, ora, per ripararsi dal maltempo, vorrebbe navigare al largo della Sardegna e attraversare, poi, le Bocche di Bonifacio, tra Sardegna e Corsica. I viveri a bordo, intanto, cominciavano a scarseggiare, e pertanto la nave è stata affiancata da due motovedette in grado di prestare aiuto medico e garantire ulteriori rifornimenti. E’ invece approdata in Italia, a Catania, tra martedì e mercoledì, la nave Diciotti della marina militare italiana, avente a bordo 937 persone e due salme recuperate da navi mercantili e motovedette della Guardia Costiera e poi trasferite sulla Diciotti, mentre al largo della Libia altre 790 persone sarebbero state recuperate da mezzi militari e da mercantili di passaggio.

Intanto, però, mentre la situazione, per i passeggeri dell’Acquarius, era ancora assai critica, il ministro Salvini, da cui è dipesa principalmente la chiusura dei porti italiani a tale nave, esultava su Twitter, scrivendo: “VITTORIA! 629 immigrati a bordo della nave Acquarius in direzione #Spagna, primo obiettivo raggiunto! #chiudiamo i porti”. Sul caso Acquarius è scontro soprattutto tra Italia e Francia, con il premier francese Emmanuel Macron che ha definito irresponsabile e “cinica la chiusura dei porti decisa da Salvini, e Palazzo Chigi che ha seccamente replicato, definendo le dichiarazioni francesi “sorprendenti” e che “denunciano una grave mancanza di informazioni su ciò che sta realmente accadendo”, per cui “l‘Italia non può accettare lezioni ipocrite”. Quando, poi, sembrava stesse addirittura per saltare l’incontro tra il presidente francese e il premier italiano Giuseppe Conte, previsto per venerdì, però, i due, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno avuto un colloquio telefonico definito “cordiale” dalla ministra francese degli Affari Europei Nathalie Loiseau, e lo stesso Conte ha poi dichiarato: “Il caso è chiuso, ora bisogna cambiare il trattato di Dublino. La soluzione della questione immigrazione non può essere demandata solo all’Italia”.

Secondo la Spagna, invece, l’Italia rischierebbe anche una “responsabilità penale” per non aver consentito l’approdo nei suoi porti della nave Aquarius. Il governo italiano, dunque, è voluto andare subito allo scontro con il resto dell’Europa sul fenomeno migratorio, sulla pelle, però, verrebbe quasi da dire, dei migranti, ai quali è stata negato l’approdo in Italia, e che sono stati esposti a non pochi rischi, visto che l’Aquarius ha dovuto cambiare rotta, per le condizioni del mare diventate proibitive, e non giungerà a Valencia prima di sabato sera o domenica mattina. Com’era, in parte, prevedibile, data la nomina a ministro dell’Interno del leader leghista Matteo Salvini, che aveva incentrato la sua campagna elettorale sul contrasto all’immigrazione e ad una presunta “invasione” di migranti, il nuovo esecutivo sembra non farsi scrupoli nell’adoperare strategie così drastiche per governare tale fenomeno, che vanno anche contro il diritto internazionale. Le associazioni umanitarie starebbero infatti valutando la presentazione di un ricorso d’urgenza alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo, e per l’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) il divieto di attraccare “potrebbe costituire una violazione degli obblighi derivanti dalla Convenzione Europea dei diritti umani, di proteggere la vita (Articolo 2 CEDU)“.

Il governo italiano, e soprattutto il ministro dell’Interno, che, a suo tempo, aveva persino giurato sul Vangelo, dovrebbero invece ascoltare il richiamo del Papa, che, in un messaggio inviato ai partecipanti al Colloquio Santa Sede-Messico sulla migrazione internazionale, ha dichiarato: “Non sono in gioco solo numeri, bensì persone, con la loro storia, la loro cultura, i loro sentimenti e le loro aspirazioni. Queste persone, che sono nostri fratelli e sorelle, hanno bisogno di una protezione continua indipendentemente dal loro status migratorio”. Va anche detto, però, che pure l’Europa ha le sue responsabilità per aver lasciato sostanzialmente sola l’Italia nella gestione dell’immigrazione, mostrandosi anch’essa assai poco disponibile all’accoglienza degli immigrati, basti pensare che la stessa Francia, nel giugno 2015, eseguì, al confine di Ventimiglia, massicci respingimenti di migranti senza documenti in regola provenienti dall’Italia, mentre, a marzo scorso, una migrante nigeriana, respinta sulle Alpi francesi, è morta dopo aver partorito in un ospedale torinese, e, sempre a fine marzo, i poliziotti francesi hanno fatto irruzione, armati, in una sede italiana per la gestione dei migranti a Bardonecchia, vicino al confine.

La Spagna, invece, alla fine degli anni Novanta, ha costruito una barriera di protezione alta sei metri, pagata in buona parte dall’Unione Europea, a protezione delle sue “enclave” di Ceuta e Melilla, a nord del Marocco, che, secondo alcune stime, avrebbe causato la morte di almeno quattromila persone, annegate nel tentativo di attraversare lo stretto di Gibilterra. E’ giusto, dunque, che l’Italia alzi un pochino la voce in sede europea per ottenere una maggiore collaborazione nella gestione delle migrazioni, tuttavia ciò non dovrebbe mai avvenire sulla pelle degli stessi immigrati, ma magari, invece, come ha detto il premier Conte, cercando di far modificare il regolamento di Dublino, che impone di inoltrare la richiesta d’asilo nel paese di prima accoglienza del migrante, e che però, a suo tempo, era stato ratificato anche con i voti della Lega Nord. Inoltre, già il governo Gentiloni, con gli accordi con la Libia siglati dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, intendeva ridurre i flussi migratori dall’Africa chiudendo però un occhio sulle torture che avvengono nei campi per migranti in territorio libico, per cui, considerato ciò, e viste anche le prime mosse del nuovo titolare del Viminale, non si può dar torto, purtroppo, al fondatore di Emergency Gino Strada, che domenica, intervistato da Lucia Annunziata, ha dichiarato: “La politica del precedente ministro dell’Interno era un atto di guerra contro i migranti che ha prodotto dei morti. E Salvini vuole portarla avanti”.

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

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